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Ancora bloccati i finanziamenti pubblici destinati agli operatori che forniscono il sistema di identità digitale per i servizi online della Pa. Le scelte per la sostenibilità e la convenzione con lo Stato ormai in scadenza
Quaranta milioni di euro sul tavolo del governo. Finanziamenti pubblici destinati allo Spid. Previsti in un decreto del 2023, ma non ancora arrivati a fornitori del Sistema Pubblico di Identità Digitale, che consente a cittadini e imprese di accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione utilizzando un’unica identità digitale, formata da username e password.
La scelta di Infocert
C’è il rischio che da luglio questo servizio possa diventare a pagamento. Dal 28 luglio Infocert pagherà 5,98 euro l’anno lo Spid, dopo dieci anni di gratuità. Aruba fa già pagare dal secondo anno di abbonamento. Tutti i fornitori hanno iniziato a pagare le modalità di attivazione di Spid più comode per l’utente.
«Non c’è più sostenibilità»
«La decisione si rende necessaria per garantire la sostenibilità economica di un servizio che, pur essendo diventato essenziale per il Paese, presenta da anni un forte squilibrio tra costi sostenuti e ricavi generati», spiegano da Infocert al quotidiano di Largo Fochetti. In anni, l’azienda ha dieci investito «tra i 20 e i 30 milioni di euro» per lo Spid. In perdita, come per gli altri gestori, mentre il principale, per numero di identità attivate, è Poste.
A luglio scade la Convenzione con lo Stato
Passano per lo Spid oltre il 90% degli accessi ai servizi digitali della pubblica amministrazione, ben 1,2 miliardi nel 2024. Marginale ancora il ruolo della carta di identità elettronica (Cie) per gli accessi online alla Pa. Il tempo stringe perché a luglio scade la convenzione tra lo Stato e i fornitori di Spid, che ora devono decidere se rinnovarla per due anni o chiudere il servizio.
7 giugno 2025 ( modifica il 7 giugno 2025 | 10:29)
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