Il conto corrente ha funzione d’investimento per le banche, non per i clienti

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Con il risiko bancario che tarda ad entrare nel vivo, tra un deposito e l’altro dei documenti di offerta, le successive richieste di sospensione e le decisioni delle authority pronte ad essere impugnate davanti al Tar, gli istituti di credito continuano a macinare utili record. I profitti sono continuati a crescere anche nel primo trimestre 2025, ma c’è una rimodulazione in corso delle fonti di ricavo. Il margine di interesse – la differenza tra quanto le banche guadagnano sui prestiti e quanto pagano sui depositi – registra una frenata, mentre cresce il contributo da commissioni di collocamento di prodotti del risparmio gestito e polizze.

Con la discesa dei tassi i ricavi da margine di interesse sono scesi in media del 5% rispetto all’ultimo trimestre 2024, con una punta del 18% per Credem e del 5,8%, 4,5% e 4% rispettivamente per Crédit Agricole Italia, BancoBpm e Intesa Sanpaolo. Banche tra le più attive nel lanciare in questa fase offerte sul fronte dei mutui.

Da ottobre 2023 i tassi dei mutui sono progressivamente diminuiti a seguito dei tagli della Bce al costo del denaro. Secondo l’ultimo rapporto mensile dell’Abi il tasso medio sul totale dei finanziamenti in essere, sottoscritti nel corso degli anni, è sceso nello scorso mese di aprile al 4,13%, dal 4,21% del mese precedente.

Sul fronte opposto le giacenze sui depositi della clientela privata, che a fine aprile ammontavano 1.811 miliardi di euro, continuano a essere poco o per nulla remunerati. Il tasso sui depositi in euro applicato alle famiglie e alle società non finanziarie ad aprile era pari allo 0,73 per cento. In particolare il tasso sui soli depositi in conto corrente delle famiglie (contraenti deboli) era pari allo 0,35 per cento, «tenendo presente che il conto corrente permette di utilizzare una moltitudine di servizi e non ha la funzione di investimento», come viene puntualizzato nel report dell’Abi.

Va ricordato che prima del lungo periodo dei tassi azzerati o negativi, negli anni dal 2000 al 2008 i tassi medi sui conti correnti erano per le famiglie all’1,02% (con mesi all’1,77%). E anche all’epoca i conti correnti non avevano (per i clienti) funzione di investimento.



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