Tassa anti-Europa di Trump: fuga dei capitali e 8 milioni di posti a rischio negli USA – Torino Cronaca

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Un’ondata di preoccupazione ha invaso Washington. Questa settimana, decine di amministratori delegati delle maggiori multinazionali si sono precipitati nella capitale americana per fermare una proposta che potrebbe mettere in crisi l’intero ecosistema degli investimenti stranieri negli Stati Uniti. Il bersaglio? La Sezione 899, una norma contenuta nel nuovo disegno di legge di bilancio promosso da Donald Trump, che prevede tassazioni più severe per le imprese e i fondi provenienti da Paesi “fiscalmente ostili”.

Nel mirino ci sono nomi insospettabili: Unione Europea, Regno Unito, Canada, Australia. Per questi partner storici, il piano prevede un aumento annuale delle tasse su dividendi e interessi: +5 punti percentuali ogni anno, per quattro anni. Ma l’elemento più esplosivo è un altro: anche i fondi sovrani – finora esenti – verrebbero tassati.

L’impatto rischia di essere devastante. A essere colpite sarebbero banche estere, aziende americane controllate da capitali stranieri e multinazionali con operazioni negli USA. Secondo gli esperti, il pericolo è concreto: una fuga di capitali, il crollo degli investimenti diretti e un effetto domino sull’occupazione.

I numeri parlano chiaro: nel solo 2023, le banche estere hanno gestito oltre il 70% del debito aziendale straniero negli Stati Uniti, erogando 1.300 miliardi di dollari in prestiti e investendo direttamente 5.400 miliardi. Grazie a questo flusso, il Tesoro americano ha incassato 270 miliardi di dollari. Una macchina perfetta che la Sezione 899 rischia di inceppare.

Paradossalmente, la stretta fiscale voluta da Trump porterebbe solo 116 miliardi di dollari in dieci anni. Una somma minima rispetto al danno potenziale. Il resto della manovra, secondo le stime, farebbe invece salire il debito pubblico di 2.400 miliardi entro il 2034.

Per questo motivo, l’opposizione si è mobilitata. La Global Business Alliance ha radunato 70 giganti dell’industria – tra cui Shell, Toyota, SAP e LVMH – per portare la loro voce al Congresso. L’obiettivo: bloccare una riforma che, secondo loro, metterebbe a rischio 8,4 milioni di posti di lavoro americani.

La battaglia è appena iniziata. Ma un fatto è certo: se la Sezione 899 passerà, il panorama degli investimenti globali negli USA potrebbe non essere mai più lo stesso.



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