Banca d’Italia – N. 6

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Il quadro macroeconomico

Lo scorso anno l’attività economica in Friuli Venezia Giulia è tornata a crescere debolmente, dopo il calo del 2023 (-0,5 per cento). In base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale elaborato dalla Banca d’Italia (ITER), nella media del 2024 il PIL della regione sarebbe aumentato in termini reali dello 0,5 per cento, in misura lievemente inferiore alla media nazionale (0,7 per cento). Il divario negativo di crescita rispetto all’Italia registrato tra il 2007 e il 2023 si sarebbe quindi ulteriormente ampliato. In un contesto di debolezza della domanda estera, l’attività economica è stata sostenuta dalla dinamica dei consumi e della spesa pubblica, finanziata anche dai fondi del PNRR.

Le imprese

Nell’industria i livelli di attività hanno continuato a calare per il terzo anno consecutivo, risentendo dell’andamento negativo delle vendite estere, che ha interessato i principali settori di specializzazione regionale, a eccezione della cantieristica. In prospettiva, l’elevata apertura delle imprese regionali agli scambi con il mercato statunitense le espone ai rischi legati al possibile inasprimento delle tensioni commerciali tra Unione Europea e Stati Uniti. Tali rischi sarebbero tuttavia mitigati dall’elevata diversificazione dei mercati di sbocco che caratterizza le imprese di grandi dimensioni, maggiormente esposte verso tale mercato.

L’andamento positivo degli investimenti degli ultimi anni, favorito anche dagli incentivi fiscali finalizzati alla transizione tecnologica e digitale delle imprese, si è interrotto, soprattutto a causa dell’elevata incertezza sulle prospettive della domanda, in un contesto caratterizzato da costi di finanziamento ancora elevati, seppure in diminuzione.

La crescita del settore delle costruzioni è proseguita a ritmi meno intensi; l’impulso del PNRR si è contrapposto al ridimensionamento delle attività nel comparto residenziale, legato al venir meno degli incentivi del Superbonus. Le compravendite di abitazioni sono aumentate dopo il forte calo del 2023.

I servizi privati non finanziari hanno ripreso a espandersi a ritmi modesti, dopo la marginale flessione del 2023, sostenuti dalla crescita dei consumi e delle presenze turistiche, in particolare degli stranieri. Gli effetti negativi sul traffico portuale legati ai problemi di navigazione nel Mar Rosso, che si erano manifestati a inizio anno, si sono successivamente riassorbiti.

Il mercato del lavoro e le famiglie

Nel 2024 l’occupazione è cresciuta per i lavoratori autonomi e, tra i dipendenti, per quelli con contratti a tempo indeterminato. Il saldo tra attivazioni e cessazioni di posizioni lavorative dipendenti nel settore privato non agricolo è risultato positivo in tutti i comparti; rispetto al 2023 il saldo è cresciuto nei servizi e diminuito nell’industria e nelle costruzioni. L’incremento degli occupati si è associato a una diminuzione delle persone in cerca di occupazione e degli inattivi, favorendo l’ulteriore discesa del tasso di disoccupazione.

Il reddito nominale delle famiglie è cresciuto, anche grazie alla positiva dinamica delle retribuzioni e delle misure di sostegno regionali. Nonostante la ripresa del potere d’acquisto, favorita dalla riduzione dell’inflazione, l’atteggiamento delle famiglie è rimasto prudente: i consumi sono aumentati in misura modesta tornando, secondo nostre stime, al livello pre-pandemico.

I depositi bancari delle famiglie hanno ripreso a crescere. In un quadro caratterizzato da tassi di interesse ancora elevati, le famiglie hanno tuttavia continuato a prediligere l’impiego del loro risparmio a favore di strumenti più remunerativi come i titoli di Stato e i fondi comuni.

Il mercato del credito

I prestiti alle imprese sono ulteriormente calati, risentendo della debolezza della domanda, sulla quale hanno influito le minori esigenze di finanziamento per investimenti e il costo del credito ancora elevato, soprattutto nella prima parte dell’anno. Sono invece tornati a espandersi i finanziamenti alle famiglie, grazie alla ripresa della domanda per i mutui e il credito al consumo cui si è associato, nella seconda parte dell’anno, un leggero allentamento delle condizioni di offerta da parte degli intermediari. Nel complesso la qualità del credito, pur restando elevata nel confronto storico, ha mostrato un lieve peggioramento nello scorcio dell’anno.

La finanza pubblica decentrata

L’attività di spesa degli enti territoriali del Friuli Venezia Giulia si è ulteriormente rafforzata. Alla crescita della spesa corrente, sulla quale hanno influito in larga misura i maggiori esborsi per il personale e per l’acquisto di beni e servizi nel comparto sanitario, si è associata la forte espansione della componente in conto capitale, trainata sia dai contributi ad altri enti pubblici sia dai maggiori investimenti. La crescita di quest’ultimi, in atto dal 2021, è stata sostenuta dalle condizioni di bilancio ampiamente favorevoli degli enti territoriali e dalla progressiva realizzazione delle opere del PNRR.



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