non arriva a imprese, non serve il risiko ma un Fondo nazionale di investimento nell’economia reale – FIRST CISL

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La proposta: una piattaforma con governance pubblico-privata che riunisce Cassa depositi e prestiti, banche e assicurazioni, soggetti questi ultimi in grado di porre in relazione il risparmio con le esigenze del tessuto produttivo. Agli investitori che, volontariamente, accedono al fondo va assicurata la protezione dei loro risparmi, la garanzia integrale del capitale e, al tempo stesso, limiti temporali e di ammontare definiti per evitare qualsiasi forma di speculazione

“La concentrazione del sistema bancario deve creare valore per le imprese e le famiglie. Lo ha detto il governatore Fabio Panetta nelle sue Considerazioni finali ed è assolutamente condivisibile. Creare valore significa erogare finanziamenti in misura adeguata per quantità e costi all’economia reale e disporre di prodotti di risparmio che siano efficaci, trasparenti e a condizioni eque. Non credo si possa dire che queste condizioni oggi siano soddisfatte. Nel 2011 il credito diretto verso le imprese non finanziarie ammontava a 995 miliardi di euro, nel 2024 siamo scesi a 665 miliardi. I primi cinque gruppi bancari hanno ridotto il credito per 10 trimestri consecutivi. Ciò significa che l’intermediazione creditizia non riesce a spingere il risparmio verso l’economia reale. Eppure è solo attraverso il risparmio che possiamo innescare lo shock da investimenti di cui la nostra economia ha bisogno per crescere a ritmi sostenuti”. Lo ha dichiarato il segretario generale First Cisl Riccardo Colombani durante la tavola rotonda “Risparmi e investimenti – Le politiche utili per lo sviluppo del Paese”, che si è tenuta nella seconda giornata del Congresso nazionale First Cisl. 

“Il mercato italiano sconta dimensioni asfittiche: Borsa Italiana capitalizzava a fine marzo appena 907 miliardi – ha proseguito Colombani – È un problema che si presenta anche per l’Europa. Borsa Italiana fa parte del network Euronext, a guida francese, che in Europa capitalizza 6.300 miliardi di euro. Dimensioni veramente modeste se pensiamo che le prime sette aziende americane, i grandi gruppi tecnologici, valgono circa 15mila miliardi di dollari. Ciò spiega perché una parte del risparmio europeo prenda la strada del mercato Usa. Inoltre i principali asset manager sono americani. Tra questi Blackrock, il più grande a livello globale, fa investimenti nel capitale di rischio di tutte le principali banche italiane, ma solo in poche imprese industriali, dal momento che solo 413 aziende italiane sono quotate a Piazza Affari. Per invertire questa tendenza l’Europa ha varato il progetto dell’Unione dei risparmi e degli investimenti. È un passo positivo, ma va completato con strumenti ‘su misura’, definiti su base nazionale, come il Fondo nazionale di investimento nell’economia reale che abbiamo proposto insieme alla Cisl. Si tratta di una piattaforma con governance pubblico-privata che riunisce Cassa depositi e prestiti, banche e assicurazioni, soggetti questi ultimi in grado di porre in relazione il risparmio con le esigenze del tessuto produttivo. Agli investitori che, volontariamente, accedono al fondo va assicurata la protezione dei loro risparmi, la garanzia integrale del capitale e, al tempo stesso, limiti temporali e di ammontare definiti per evitare qualsiasi forma di speculazione”.


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