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Situazione critica per l’agricoltura nella Terra dei Fuochi: su oltre 7.000 ettari di terreni agricoli potenzialmente contaminati, solo una minima parte è stata messa in sicurezza.

È quanto emerge dalla nuova relazione presentata dal commissario straordinario per la bonifica, generale Giuseppe Vadalà, che ha consegnato al Governo un quadro allarmante: solo il 6% degli interventi previsti è stato completato.

Rischio diretto per la sicurezza agroalimentare

Nell’area compresa tra le province di Napoli e Caserta, cuore della produzione agricola campana, circa 7.200 ettari sono stati individuati come a rischio potenziale per la coltivazione. Finora ne sono stati analizzati circa 800: 91 ettari sono già stati formalmente interdetti all’attività agricola a causa di contaminazioni accertate dei terreni.




Nell’area compresa tra le province di Napoli e Caserta circa 7.200 ettari sono stati individuati come a rischio potenziale per la coltivazione

Foto di: OmniTrattore.it

Questi dati mettono in discussione la sicurezza delle filiere alimentari locali e aprono interrogativi sul destino di migliaia di agricoltori e operatori del settore agroindustriale.

Un’eredità tossica ancora tutta da gestire

Il lavoro del commissario Vadalà fotografa una realtà stagnante: dei 293 siti contaminati individuati dalla Regione Campania, solo il 6% ha visto una bonifica completata, e un altro 7% è stato parzialmente avviato.

Il 65% dei terreni non è nemmeno stato caratterizzato, ovvero non si conosce ancora il tipo di inquinamento presente.

Un dato drammatico è quello dei 33.000 tonnellate di rifiuti abbandonati: una bomba ecologica che grava su campagne, corsi d’acqua, rotatorie, sottopassi e viadotti. Per il mondo agricolo, significa dover produrre in un ambiente ostile e insicuro.



Terra dei Fuochi: 90% delle bonifiche ancora ferme, agricoltura sotto minaccia

Dei 293 siti contaminati solo il 6% ha visto una bonifica completata, e un altro 7% è stato parzialmente avviato

Foto di: OmniTrattore.it

Sette aree prioritarie e due anni per agire

Il piano d’azione – che si estenderà per i prossimi due anni come richiesto dalla sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo – prevede l’intervento su sette aree prioritarie, tra cui: Regi Lagni (canali e aree agricole circostanti); Castel Volturno (discariche Sogeri e Bortolotto); Giugliano in Campania (Masseria del Pozzo e falde acquifere).

Queste aree rappresentano nodi strategici anche per il futuro dell’agricoltura locale: la contaminazione delle acque e del suolo rischia di compromettere intere filiere agroalimentari.

Il peso dell’agricoltura e l’urgenza degli interventi

L’agricoltura campana, da sempre colonna portante dell’economia locale e nazionale, è ora chiamata a convivere con una situazione di cronica incertezza ambientale. Le aziende agricole che operano in questi territori si trovano tra burocrazia, emergenze sanitarie e calo di fiducia dei mercati.



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