così Bruxelles aggira i suoi stessi divieti

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Il reportage: una clausola del Fondo europeo ha permesso di finanziare una compagnia israeliana nel silenzio generale 

Fatta la legge, trovato l’inganno. Così, una quindicina di progetti finanziati con fondi europei,  nonostante il regolamento preveda che solo le imprese dell’Unione possano beneficiarne,  sono finiti col finanziare una delle maggiori compagnie israeliane leader nel settore degli armamenti: la Israeli Aerospace Industries (IAI). La notizia è giunta all’attenzione dell’opinione pubblica – sebbene sia stata ripresa da pochissime testate giornalistiche – grazie a un’inchiesta condotta da Investigate Europe. Un reportage molto interessante, firmato dalle giornaliste Maria Maggiore, Leïla Miñano e Konstantina Maltepioti, ha portato alla luce il vero volto dell’Unione Europea, che, attraverso una clausola, ha aggirato i vincoli imposti dai suoi stessi regolamenti.
L’inchiesta parte da Atene, in Grecia, dove la Intracom Defense, che esternamente appare come un’azienda greca a tutti gli effetti – con sede ad Atene, personale e consiglio di amministrazione greci – nel maggio 2023 è stata acquisita quasi interamente (per il 95%) proprio dalla israeliana IAI. Così, sotto una veste formalmente europea, la compagnia israeliana ha potuto accedere ai progetti finanziati con i fondi europei. Circostanza ancora più paradossale è il fatto che questa stessa azienda – come ha confermato anche il suo amministratore delegato – è coinvolta attivamente nella guerra condotta da Israele a Gaza, che dal 7 ottobre 2023 fino a oggi ha provocato più di 50 mila vittime e costretto le persone rimaste in vita a vivere in un vero e proprio inferno a cielo aperto. Tra le armi prodotte da IAI ci sono droni e bulldozer automatizzati utilizzati nei territori palestinesi. Alcuni dei progetti europei che vedono coinvolta la Intracom Defense sono stati approvati addirittura dopo l’inizio dell’offensiva israeliana a Gaza e dopo che la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato d’arresto contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu per crimini di guerra. Eppure, né la Commissione europea né i vari governi coinvolti sembrano voler mettere in discussione la partecipazione di Intracom Defense, e quindi della IAI, ai finanziamenti europei.
Anche grandi aziende europee, tra cui l’italiana Leonardo e la francese Safran, collaborano a progetti con questa compagnia, compreso uno chiamato ACTUS, che punta allo sviluppo di droni armati, potenzialmente destinati a operazioni anche a Gaza. In totale, questo progetto ha ricevuto ben 59 milioni di euro, di cui 42 provenienti dal fondo europeo e il resto da sette governi nazionali, tra cui quelli di Svezia, Francia e Belgio. Il Fondo europeo per la difesa, istituito nel 2017, prevede “in teoria” che solo aziende europee possano accedere ai finanziamenti. Tuttavia, come anticipato, una clausola consente deroghe se lo Stato membro di appartenenza garantisce per la società. In pratica, questo consente anche a realtà controllate da soggetti extraeuropei – come in questo caso – di poter aggirare il vincolo. Le garanzie presentate, però, sono segrete e la Commissione si limita ad assicurare che tutte le valutazioni sono state fatte nel rispetto delle procedure tecniche e legali. A questo va aggiunto anche che il sistema di controlli previsto dal regolamento del Fondo europeo per la difesa si basa su un’autocertificazione delle stesse aziende coinvolte, che viene poi vagliata da un gruppo di esperti della Commissione, i cui nomi, però, rimangono segreti.

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