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In Toscana, l’occupazione femminile sul mercato del lavoro è di 13 punti percentuali in meno rispetto a quella maschile. Le donne sono spesso impiegate part time e in settori mediamente a bassa retribuzione: guadagnano in media meno dei colleghi uomini, pur vantando titoli d’istruzione superiori. Lo ha reso noto il Comitato Impresa Donna CNA, nell’ambito del convegno al centro direzionale di via Perlasca. Un’iniziativa organizzata da CNA Toscana Centro e CNA Impresa Donna per affrontare, con imprenditrici, imprenditori e ospiti istituzionali, il tema della parità di genere nelle aziende (l’associazione sarà la prima in Toscana a ricevere la certificazione della parità di genere, ndr) con l’obiettivo di “promuovere l’uguaglianza tra uomini e donne nel mondo del lavoro, informare sulle opportunità legate alla certificazione della parità di genere, condividere esperienze e diffondere una cultura più equa e rispettosa”. All’iniziativa hanno preso parte Mariella Triolo (presidente CNA Impresa Donna Nazionale), Monica Turini (presidente CNA Impresa Donna Toscana), Chiara Pasquali (presidente CNA Impresa Donna Toscana Centro), Patrizia Elisabetta Benelli (presidente Comitato imprenditoria femminile CCIAA PT-PO), Silvia Cerbino (avvocato civilista), Sara Gepponi (geometra), Federica Romagna (carreer coach), Leonardo Fabbri (titolare impresa Elfi srl) e Claudio Bettazzi, presidente CNA Toscana Centro (oltre alla presidente della Camera di Commercio Dalila Mazzi ed alla coordinatrice di CNA Impresa Donna Toscana Centro Giada Lenzi). Pasquali è stata riconfermata alla guida del raggruppamento Impresa Donna per il prossimo quadriennio. “Stiamo investendo in un percorso strutturato verso la certificazione per la parità di genere – ha detto Cinzia Grassi, direttore CNA Toscana Centro – E’ stato già avviato un percorso di formazione specifica per un gruppo di dipendenti su tematiche collegate alla certificazione e parità di genere, come creare una cultura aziendale inclusiva”. Purtroppo la diffusione della certificazione della parità di genere è ancora limitata in Italia. Tutto ciò nonostante i vantaggi che un’impresa può ottenere come sgravi contributivi, premialità negli appalti pubblici e miglior punteggio premiale per l’accesso a finanziamenti pubblici. “Promuovere ambienti di lavoro inclusivi, giusti e rispettosi dei diritti delle persone non è solo una responsabilità etica – ha concluso il presidente Bettazzi – ma è anche una leva strategica per innovazione e competitività. Le imprese che integrano questi principi nei propri modelli operativi dimostrano una visione moderna e sostenibile, capace di generare valore a lungo termine”.
Giovanni Fiorentino
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