Terni guida la spinta dell’Umbria verso l’export, ma il rischio Usa incombe

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Terni si mette in testa alla corsa umbra dell’export, con un balzo del +4,3% tra 2023 e 2024, ben oltre la media nazionale dell’1,5%. Segue Perugia, in crescita del 5,7%, ma con performance differenziate sul fronte dell’innovazione. È quanto emerge dal nuovo rapporto Unioncamere, che fotografa un’Umbria vivace ma ancora ai margini della scena nazionale: appena lo 0,9% delle esportazioni italiane ha origine nella regione.

Eppure il potenziale c’è, e si vede. Con 142 imprese pronte al salto verso i mercati internazionali – equamente divise tra industria e servizi – l’Umbria potrebbe aumentare significativamente il proprio peso sul commercio estero. La maggior parte sono micro o piccole aziende, spesso artigiane, radicate nei distretti territoriali e specializzate in settori chiave come acciaio, meccanica, agroalimentare, tessile e arredamento.

Terni protagonista: export e occupazione in crescita

Il dato ternano è particolarmente incoraggiante: oltre all’export in forte aumento, si registra un’impennata dell’occupazione (+7,7%) e delle entrate previste per nuovi lavoratori (+15,8%). Anche sul fronte dell’innovazione, Terni tiene meglio di Perugia, limitando al -20,8% il calo delle startup innovative, rispetto al -29,4% della provincia perugina.

La provincia si conferma quindi un motore dell’internazionalizzazione regionale, grazie anche a comparti emergenti ad alto contenuto tecnologico, come la chimica verde, i servizi digitali e la componentistica elettronica.

Il “nodo” Usa: una dipendenza pericolosa

Ma il vero punto critico è la concentrazione dei mercati di sbocco. Oltre il 66% delle nuove imprese esportatrici umbre punta esclusivamente sugli Stati Uniti, esponendosi ai rischi legati a dazi, protezionismi e instabilità geopolitica. Le politiche commerciali restrittive dell’era Trump, con possibili ritorni in vista delle presidenziali Usa, sono un monito chiaro: diversificare è una necessità, non un’opzione.

Il presidente della Camera di commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, sottolinea l’urgenza di “creare un ecosistema favorevole all’internazionalizzazione”, che preveda interventi strutturali su logistica, formazione, digitalizzazione e accesso ai mercati. “L’Umbria ha eccellenze riconosciute nel mondo. Ora serve un cambio di passo deciso, puntando su Europa, Asia, Sud globale e America Latina”.

Un tesoro nascosto: le imprese “aspiranti esportatrici”

Le 142 imprese umbre identificate dal rapporto Tagliacarne come “aspiranti esportatrici” rappresentano l’1,8% del totale nazionale. Una quota superiore alla media regionale dell’export, a dimostrazione di un potenziale inespresso. La sfida ora è trasformare questa riserva in valore concreto, colmando gap infrastrutturali e digitali, e rafforzando la formazione linguistica e culturale.

Piccolo non vuol dire irrilevante

Con appena lo 0,9% dell’export nazionale, l’Umbria potrebbe sembrare marginale. In realtà, la regione ha dimostrato che anche un sistema produttivo di piccole dimensioni può ambire a un ruolo da protagonista, se accompagnato da politiche mirate e visione strategica. Terni è già in corsa. Ora tocca a istituzioni e stakeholder locali rendere sistemico questo slancio, per far sì che l’Umbria diventi uno snodo strategico del made in Italy che guarda lontano.



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