«Senza contratto da anni, la nostra professionalità vale più di 120 euro»

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Indossano il camice bianco, ma oggi lasciano i banconi delle farmacie per scendere in piazza. Alle 10.30, i farmacisti e le farmaciste della Sardegna si sono dati appuntamento davanti alla Prefettura di Cagliari, in piazza Palazzo, per un presidio regionale che si inserisce nella mobilitazione nazionale indetta da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs.

La protesta è un grido d’allarme contro lo stallo della trattativa per il rinnovo del contratto collettivo, fermo da anni.

A infiammare gli animi dei lavoratori è l’indisponibilità di Federfarma a riconoscere adeguamenti economici e normativi, nonostante una piattaforma sindacale unitaria già presentata da tempo. «Abbiamo nuove responsabilità ma nessun riconoscimento. Così non si può andare avanti», denunciano i sindacati.

Alla manifestazione cagliaritana parteciperà anche Federico Antonelli della Filcams Cgil nazionale, portavoce del messaggio unitario condiviso con Fisascat e Uiltucs a livello nazionale. «Questa è una battaglia per la dignità del lavoro, che riguarda l’intero Paese», afferma Antonelli.

In Sardegna sono oltre duemila i lavoratori coinvolti. Secondo i segretari regionali Nella Milazzo (Filcams), Monica Porcedda (Fisascat) e Cristiano Ardau (Uiltucs), la categoria è stata chiamata negli ultimi anni a svolgere mansioni sempre più complesse: dai vaccini ai tamponi, dagli ECG ai servizi di farmacovigilanza. «Non ci limitiamo a consegnare farmaci, siamo parte integrante del sistema sanitario», sottolineano. Ma a fronte di questo ampliamento delle competenze, non è arrivato alcun miglioramento delle condizioni contrattuali.

Il nodo più contestato è l’offerta salariale di Federfarma: appena 120 euro di aumento. «Una cifra offensiva – tuonano i sindacati – che mortifica la competenza e l’impegno di migliaia di professionisti».

Il rischio, secondo i rappresentanti dei lavoratori, è anche quello di un futuro con sempre meno farmacisti: «Con il calo dei laureati, il settore è già in sofferenza. Un contratto giusto è il primo passo per rendere di nuovo attrattiva questa professione».

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