PMI e Mercati Finanziari: la Nuova Legge Delega

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Con la legge delega n. 28 dell’11 marzo 2025, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 20 marzo 2025, l’Italia avvia una riforma organica del sistema bancario e finanziario, con l’obiettivo di agevolare l’accesso delle imprese — in particolare delle  Pmi — a prestiti, strumenti obbligazionari e alla quotazione sui mercati regolamentati. Un intervento sistemico, pensato per superare le criticità strutturali che storicamente hanno ostacolato il dialogo tra imprese e finanza e che oggi diventa ancora più urgente in un contesto economico complesso, segnato da transizioni epocali: digitalizzazione, sostenibilità, nuove filiere globali e rialzo dei tassi.

Accesso al credito: più flessibilità, meno ostacoli

La prima direttrice della riforma riguarda il credito bancario, ancora oggi la fonte primaria di finanziamento per la maggior parte delle imprese italiane. La legge delega prevede una revisione del quadro regolamentare per aumentare la flessibilità delle banche nell’erogazione dei prestiti, soprattutto a favore delle  Pmi in crescita, attive in settori strategici o impegnate in percorsi di innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale.

Si prevedono inoltre nuovi strumenti di garanzia pubblica, snellimento delle istruttorie e meccanismi di rating alternativi che valorizzino parametri qualitativi, oltre a quelli puramente patrimoniali. In parallelo, si punta a potenziare il ruolo della finanza alternativa attraverso incentivi alla creazione di mercati secondari più liquidi e l’estensione di agevolazioni fiscali per gli investitori.

IPO meno onerose grazie al bonus fiscale

Un passaggio fondamentale della riforma è dedicato alla promozione delle quotazioni in Borsa. Da anni si osserva in Italia una difficoltà cronica nel portare le  Pmi sui mercati regolamentati: burocrazia, costi elevati, requisiti di governance complessi e scarsa liquidità hanno frenato la crescita del mercato azionario. Il governo è intervenuto con uno strumento concreto: il credito d’imposta per le spese di Ipo, il cosiddetto Bonus Ipo, che consente alle imprese di recuperare una quota rilevante — fino al 50% — dei costi di consulenza sostenuti per la quotazione (fino ad un massimo di 500.000 euro).

Si tratta di un incentivo che riduce significativamente le barriere d’ingresso e rende più accessibile, anche per le piccole e medie imprese, l’approdo al mercato dei capitali come valida alternativa al solo indebitamento bancario. Il bonus potrà essere cumulato con altri strumenti nazionali o regionali, in coerenza con le regole sugli aiuti di Stato.

“Quota Lombardia”: la spinta regionale alla Borsa

Un esempio virtuoso di integrazione tra politiche statali e territoriali arriva dalla Regione Lombardia, che ha recentemente lanciato l’iniziativa “Quota Lombardia”: un programma di accompagnamento e supporto tecnico-finanziario alle  Pmi lombarde che intraprendono il percorso verso la quotazione su Euronext Growth Milan (Egm) o verso il mercato regolamentato. La misura comprende contributi a fondo perduto, assistenza legale e strategica, formazione manageriale e supporto nella costruzione della governance richiesta dagli investitori istituzionali.

L’obiettivo è duplice: aumentare il numero di imprese lombarde quotate e rafforzare il posizionamento della regione come hub finanziario d’eccellenza. Il modello potrebbe presto essere replicato in altre regioni italiane, generando un effetto moltiplicatore sulle politiche di accesso al mercato dei capitali. Oltre al progetto “Quota Lombardia” si conferma, infatti, l’attuale impegno in Regione Campania ed in Regione Sicilia per stimolare l’adozione di strumenti che siano altrettanto efficaci per incentivare sempre di più la scelta della quotazione in Borsa come strumento alternativo al classico canale bancario.

Nasce il “Fondo dei fondi”: attrarre capitali e rafforzare la liquidità

Per rendere il mercato italiano più attrattivo e competitivo, soprattutto agli occhi degli investitori internazionali, la riforma introduce un nuovo strumento finanziario: il “fondo dei fondi”, un veicolo pubblico-privato pensato per investire in fondi di private equity e venture capital specializzati in  Pmi italiane.

Il fondo ha una missione strategica: aumentare la liquidità del mercato secondario, favorire l’ingresso di nuovi attori finanziari e sostenere la crescita dimensionale delle imprese. Il meccanismo prevede investimenti diretti in fondi tematici, co-investimenti con soggetti esteri e il coinvolgimento di fondi sovrani e family office. L’architettura sarà flessibile e trasparente, con una governance affidata a una SGR partecipata da Cassa Depositi e Prestiti, dotata di target chiari e misurabili. In un contesto globale in cui la concorrenza per attrarre capitali è altissima, il “fondo dei fondi” dovrebbe rappresentare una nuova leva per rilanciare l’Italia come destinazione credibile e attrattiva per investitori di lungo periodo.

Semplificazione normativa e più cultura finanziaria

La riforma agisce anche sul piano normativo e culturale. Sono previste misure per semplificare le procedure autorizzative, uniformare la prassi tra le autorità di vigilanza (Banca d’Italia, Consob, Ivass) e velocizzare i tempi di risposta alle imprese. L’obiettivo è aumentare la certezza del diritto e ridurre gli oneri burocratici per chi vuole affacciarsi al mercato finanziario.

Accanto a questo, viene rafforzata la dimensione educativa: la legge prevede programmi di educazione finanziaria e formazione imprenditoriale, con il coinvolgimento di università, associazioni di categoria e centri di innovazione. In particolare, saranno promosse iniziative rivolte alle imprese familiari, alle startup innovative e alle aziende in fase di transizione generazionale.

Verso un nuovo modello di impresa finanziata

La legge delega n. 28/2025 rappresenta una svolta culturale, oltre che normativa. Riconosce che l’accesso al capitale non può più essere privilegio di poche grandi aziende, ma deve diventare una leva di sviluppo anche per le piccole e medie impre, che costituiscono l’ossatura del sistema produttivo italiano.

Se ben attuata, la riforma potrà contribuire a modernizzare l’impresa italiana, favorire l’innovazione, attrarre nuovi investitori e rafforzare la resilienza economica del Paese. Si tratta ora di passare dalla cornice legislativa all’attuazione operativa, con strumenti chiari, procedure snelle e un’alleanza concreta tra pubblico, privato e territorio. Il mercato è pronto a cogliere la sfida. L’Italia saprà rispondere?



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