Open Data, come i fondi UE migliorano trasparenza e innovazione

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L’apertura dei dati pubblici è oggi un pilastro della trasformazione digitale, e i fondi strutturali europei giocano un ruolo centrale nel potenziare l’accesso, la qualità e l’usabilità delle informazioni disponibili in formato aperto. In Italia, progetti finanziati con risorse della politica di coesione hanno dato impulso alla creazione di piattaforme open data, alla standardizzazione dei formati e allo sviluppo di competenze digitali nella pubblica amministrazione.

Secondo l’Open Data Maturity Report 2023, l’Italia si colloca tra i Paesi europei più avanzati in termini di maturità dei dati aperti, grazie a un ecosistema consolidato che include portali nazionali, regionali e tematici. Un risultato reso possibile anche dal supporto finanziario europeo: basti pensare che, tra il 2014 e il 2020, oltre 80 milioni di euro di fondi Fesr e Fse sono stati destinati a iniziative legate a trasparenza, partecipazione e digitalizzazione.

Come sottolinea il team di OpenCoesione, la piattaforma del Dipartimento per le Politiche di Coesione, “l’apertura dei dati è uno strumento di accountability, ma anche di sviluppo: consente a cittadini, giornalisti, ricercatori e imprese di monitorare l’uso delle risorse pubbliche e creare valore economico dai dati”.

Piattaforme Open Data cofinanziate: impatti concreti

OpenCoesione rappresenta un modello di riferimento a livello europeo. Cofinanziata dai fondi strutturali Ue, la piattaforma raccoglie e pubblica in formato aperto milioni di dati relativi ai progetti finanziati dalle politiche di coesione in Italia: importi, soggetti attuatori, localizzazione, avanzamento fisico e finanziario. Il portale consente non solo di verificare l’efficienza della spesa, ma anche di analizzare la distribuzione dei fondi tra territori e settori strategici.

A livello locale, numerose regioni hanno sviluppato propri portali open data grazie ai fondi Ue. In Emilia-Romagna, il sito fondieuropei.regione.emilia-romagna.it pubblica dataset aggiornati su bandi, beneficiari e risultati, promuovendo anche percorsi formativi per le amministrazioni. In Calabria, la piattaforma calabriaeuropa.regione.calabria.it integra dati di monitoraggio con strumenti visuali per la cittadinanza.

Un esempio significativo viene anche dalla Regione Lazio, che ha inserito gli open data tra gli assi prioritari del PR FESR 2021-2027, impegnandosi a garantire la trasparenza dei progetti finanziati e a sostenere la data literacy nei comuni e tra i cittadini.

Open Data, leva per economia, cittadinanza e sostenibilità

Il valore degli open data non si esaurisce nella trasparenza amministrativa: secondo uno studio della Commissione Europea, l’economia dei dati aperti vale circa 200 miliardi di euro l’anno nel continente, generando occupazione e innovazione. In Italia, sono sempre più numerose le startup e le imprese tech che utilizzano dataset pubblici per sviluppare soluzioni digitali, applicazioni civiche e strumenti di analisi predittiva.

Nei contesti urbani, i dati aperti contribuiscono alla governance partecipata e all’efficientamento dei servizi. A Torino, nell’ambito del progetto “Torino City Lab”, finanziato anche con risorse europee, le aziende hanno potuto testare servizi digitali innovativi facendo leva su dataset pubblici e sensoristica urbana. A Bari, i dati aperti sono stati utilizzati per mappare la mobilità cittadina e pianificare interventi sulla viabilità in chiave green.

Dal lato sociale, i programmi di monitoraggio civico nelle scuole, promossi da OpenCoesione con il progetto “A Scuola di OpenCoesione”, mostrano come i dati aperti possano diventare strumenti educativi e di cittadinanza attiva. “I ragazzi imparano a leggere i numeri della spesa pubblica e a raccontarli con spirito critico”, afferma Chiara Ciociola, coordinatrice del programma.

Sfide ancora aperte e orizzonti futuri

Nonostante i progressi, l’infrastruttura open data italiana deve ancora affrontare alcune criticità: disomogeneità nella qualità dei dati, mancanza di aggiornamento frequente, scarsa interoperabilità tra portali. A livello europeo, il prossimo obiettivo è promuovere una European Data Space anche per i dati pubblici, e l’Italia è chiamata a rafforzare la propria strategia.

I fondi della programmazione 2021-2027 prevedono risorse mirate per consolidare le piattaforme, integrare gli open data con l’intelligenza artificiale e stimolare la collaborazione tra pubbliche amministrazioni, imprese e società civile. La sfida, oggi, è portare l’open data da strumento tecnico a leva strutturale per una democrazia digitale matura.

In questo senso, il legame tra politica di coesione e trasparenza si fa sempre più evidente: aprire i dati non è solo un dovere normativo, ma un atto strategico che rende tangibili i benefici degli investimenti europei e stimola fiducia nelle istituzioni.



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