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La recente approvazione della legge sulla partecipazione dei lavoratori alla governance aziendale da parte del Parlamento rappresenta un momento di svolta importante per il nostro tessuto imprenditoriale. Si tratta di un passaggio che segna l’inizio di una nuova stagione per le relazioni industriali nel nostro Paese, fondata su un approccio più maturo, inclusivo e orientato al futuro. Chi opera quotidianamente nel mondo dell’impresa sa bene quanto sia centrale il capitale umano.
Le aziende non sono entità astratte, ma comunità di persone che lavorano, prendono decisioni, affrontano sfide e raggiungono obiettivi insieme. È dunque naturale che si apra finalmente una riflessione strutturata sull’opportunità – e direi ormai sulla necessità – di coinvolgere in modo più diretto e sistemico i lavoratori nei processi decisionali aziendali. L’alta percentuale di direttori del personale (72%) favorevoli alla partecipazione dei lavoratori emersa dall’indagine curata dal centro ricerche dell’Aidp, indica una crescente consapevolezza dell’importanza del coinvolgimento dei dipendenti nelle decisioni aziendali. L’inclusione dei lavoratori nei processi decisionali può farli sentire più valorizzati e parte integrante dell’organizzazione e può contribuire a identificare inefficienze e suggerire miglioramenti pratici, poiché i dipendenti sono spesso i più informati riguardo i processi quotidiani.
La partecipazione può favorire una cultura di apertura e comunicazione, riduce i conflitti e aumenta la coesione tra i membri del team generando un ambiente di lavoro positivo, essenziale per il benessere dei dipendenti e di conseguenza per l’azienda. E di questo ne sono diretto testimone. In Ferrara Expo abbiamo sperimentato come il coinvolgimento attivo del personale, anche in ambiti tradizionalmente ritenuti “distanti” come la definizione delle strategie o l’analisi dei risultati, generi un impatto positivo tangibile: maggiore motivazione, senso di appartenenza, responsabilità diffusa. Quando le persone sentono che la loro voce conta, rispondono con partecipazione e dedizione. Si sviluppa un ciclo virtuoso in cui il benessere del lavoratore alimenta la competitività dell’impresa, e viceversa. Certo, questa transizione culturale richiede tempo, visione e formazione.
Non basta cambiare le regole: serve accompagnare le imprese e i lavoratori in questo percorso, offrendo strumenti, esempi virtuosi e occasioni di confronto. È essenziale costruire un terreno comune tra rappresentanza aziendale e lavoratori, superando vecchi schemi conflittuali e abbracciando un modello cooperativo, dove gli interessi di produttività e quelli di benessere non siano in contrapposizione, ma parte di un medesimo progetto. È ciò che faremo nella seconda edizione di “Work on Work”, la Fiera nazionale di servizio al mondo del lavoro, che si terrà il 19 e 20 novembre a Ferrara.
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