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A quasi un anno dall’avvio della procedura per il rinnovo dei presidenti delle Autorità di Sistema Portuale, avvenuta a luglio 2024, e nonostante le ripetute assicurazioni del ministero dei Trasporti per una rapida soluzione, all’inizio di giugno 2024 l’intera questione è incagliata in Parlamento, passaggio fondamentale per formalizzare le nomine dei nomi proposti ad aprile dal ministero. Nelle Commissioni Trasporti della Camera e del Senato si sono svolte le audizioni di alcuni candidati proposti dal ministero, ma le stesse Commissioni hanno chiesto la sospensione delle votazioni in attesa che il ministero invii tutte le proposte di nomina, incluse quelle bloccate da trattative politiche o in attesa del via libera delle Regioni. Un blocco causato soprattutto da scontri politici interni alla maggioranza di Governo.
Il ministero ha il diritto di nominare i presidenti dopo un mese dalle sue designazioni, scavalcando così il Parlamento, e lo avrebbe fatto se l’incaglio fosse causato dall’opposizione. Ma essendo sorto anche da un contrasto tra gli stessi partiti che sostengono il Governo è evidente che non può farlo per opportunità politica. Sta quindi emergendo una soluzione provvisoria, ossia nominare i presidenti designati come commissari straordinari delle Autorità. Al termine della procedura di nomina, diventerebbero presidenti in continuità.
Dopo un 2024 di stallo completo, nel marzo 2024 il viceministro ai Trasporto Edoardo Rixi annunciò che i nomi erano già pronti. Il mese successivo apparvero quelli di Antonio Gurrieri (Mare Adriatico Orientale), Francesco Benevolo (Adriatico Centro Settentrionale), Francesco Mastro (Adriatico Meridionale), Giovanni Gugliotti (Mare Ionio), Davide Gariglio (Mar Tirreno Settentrionale) e Matteo Paroli (Mar Ligure Occidentale). Poi a maggio l’ulteriore frenata in Parlamento.
Oltre ai contrasti interni tra i partiti di Governo, altri fattori hanno frenato le nomine negli ultimi mesi. Hanno influito le inchieste della Magistratura sulla gestione del porto di Genova, che ha sicuramente aumentato le cautele del ministero nel proporre i nomi di tutte le Autorità. Poi il Governo ha deciso di allineare tutte scadenze dei presidenti rimasti in carica e non sostituiti da commissari straordinari e in tal caso bisognerebbe aspettare luglio, quando decadrà Massimo Deiana, presidente dell’Asp della Sardegna. Però decidere in un colpo solo tutti i presidenti richiede trattative politiche più lunghe per trovare un punto d’equilibrio.
Non bisogna poi dimenticare che la nomina dei presidenti s’intreccia col progetto di riforma delle stesse Autorità portuali, che prevede l’istituzione di una società mista pubblico-privata denominata Porti d’Italia, di cui però il Governo non ha rivelato i particolari. Ma è chiaro che potrà rivoluzionare il governo dei porti, mettendo in dubbio l’opportunità di nominare presidenti di organismi che potrebbero radicalmente cambiare o magari addirittura sparire.
Nel frattempo, però, i rallentamenti nelle nomine stanno avendo conseguenze concrete sui progetti infrastrutturali in corso nei porti italiani. Senza presidenti in carica, le Autorità devono operare in forme limitate e senza poter affrontare le complessità di un mercato globalizzato che richiede decisioni rapide e coordinate. Questo aspetto è particolarmente critico per progetti che necessitano di un coordinamento continuo con diverse amministrazioni e soggetti privati. Inoltre, i commissariamenti prolungati possono creare problemi di legittimazione e autorevolezza nei rapporti con gli operatori locali e internazionali, che preferiscono avere interlocutori stabili e definitivi, in grado di assumere impegni e responsabilità di lungo periodo.
Per questo motivo stanno aumentando le pressioni delle associazioni degli operatori portuali e dei sindacati per una conclusione rapida di tutte le nomine. Lo hanno fatto il 3 giugno in una nota congiunta Alis, Ancip, Assiterminal, Assologistica, Confitarma, Federagenti e Uniport, sottolineando che la portualità italiana “necessita di Autorità di Sistema nella pienezza delle loro funzioni”, in grado di portare a compimento le opere infrastrutturali in realizzazione, di gestire le complessità di mercato e di relazioni di ciascun porto in un’ottica di sistema, e di operare con “rinnovata capacità propulsiva e di raccordo”.
Filt Cgil e Uiltrasporti hanno espresso una forte preoccupazione per i ritardi e le modalità delle nomine. Entrambi i sindacati denunciano che i ritardi nelle nomine, uniti a notizie su una riforma portuale contenente “elementi pericolosi” o “critici”, rischiano di gettare nel caos gli scali e di compromettere le tutele costruite negli anni. Le due sigle si dichiarano pronte a mobilitare il settore, nel caso in cui si distribuiscano incarichi senza tener conto delle competenze o ci siano conflitti d’interesse.
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