Le occasioni e le trappole dei dazi americani

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito
Abruzzo
Agevolazioni
Agrigento
Alessandria
Ancona
Aosta
Arezzo
Ascoli-Piceno
Aste L'Aquila
Asti
Avellino
Bari
Barletta-Andria-Trani
Basilicata
Belluno
Benevento
Bergamo
Biella
Bologna
Bolzano
Brescia
Brindisi
Cagliari
Calabria
Caltanissetta
Campania
Campobasso
Caserta
Catania
Catanzaro
Chieti
Como
Cremona
Crotone
Cuneo
Emilia-Romagna
Enna
Ferrara
Firenze
Foggia
Forli-Cesena
Friuli-Venezia Giulia
frosinone
Genova
Gorizia
Grosseto
Imperia
Isernia
Italia
La-Spezia
Latina
Lazio
Lecce
Lecco
Liguria
Livorno
Lodi
Lombardia
Lucca
Macerata
Mantova
Marche
Massa-Carrara
Matera
Medio Campidano
Messina
Milano
Modena
Molise
Monza-Brianza
Napoli
Novara
Nuoro
Olbia Tempio
Oristano
Padova
Palermo
Parma
Pavia
Perugia
Pesaro-Urbino
Pescara
Piacenza
Piemonte
Pisa
Pistoia
Pordenone
Potenza
Prato
Puglia
Ragusa
Ravenna
Reggio-Calabria
Reggio-Emilia
Rieti
Rimini
Roma
Rovigo
Salerno
Sardegna
Sassari
Savona
Sicilia
Siena
Siracusa
Sondrio
Sud sardegna
Taranto
Teramo
Terni
Torino
Toscana
Trapani
Trentino-Alto Adige
Trento
Treviso
Trieste
Udine
Umbria
Valle d'Aosta
Varese
Veneto
Venezia
Verbania
Vercelli
Verona
Vibo-Valentia
Vicenza
Viterbo


I dazi sull’acciaio importato negli Stati Uniti decisi pochi giorni fa sono certo uno strumento utile per mantenere l’occupazione ed anche per raggranellare un po’ di dollari, necessari a finanziare in parte i tagli alle tasse contenuti nella legge di bilancio, che assommano alla stratosferica cifra di due triliardi e mezzo di dollari.

Tutti, nel resto del mondo, sembrano aver paura dei dazi, ma siamo sicuri che, per noi italiani, non siano invece un regalo inaspettato che ci arriva dall’altro lato dell’Atlantico?

Innanzitutto, i dati. Stando alle previsioni di OCSE e BCE, solo per citare gli organismi che dispongono dei centri studi più importanti, la crescita del Pil europeo solo nell’anno in corso dovrebbe risentirne per non più di un paio, o al massimo tre, decimali, restando comunque positiva. Si tratta dunque di un fenomeno visibile, ma non drammatico.

Ovviamente, ne risentirà anche il nostro Paese, ma solo per una parte delle sue industrie. Quelle che producono beni di lusso difficilmente ne risulteranno scalfite.

Musk: «Usa, serve un terzo partito». Trump: «I contratti con Elon? Riesamineremo tutto». Casa Bianca smentisce telefonata fra i due

Ai ricchi, o meglio, a chi ama apparire, pagare di più per un bene esclusivo non fa né caldo né freddo. Anzi, è una inaspettata occasione per distinguersi. Probabilmente l’effetto sarà quello di far aumentare il mercato di questi beni. D’altronde, la Ferrari ha già deciso di incrementare il prezzo delle sue vetture per coprirsi dai dazi e i possibili acquirenti non hanno fatto neppure un plissè.

Il brand italiano è quello dei prodotti di lusso e di alta qualità, che ci hanno permesso di invadere i mercati internazionali e espanderci, anche negli ultimi anni di crisi. Tuttavia, non mancano anche migliaia di imprese, soprattutto di piccole e piccolissime dimensioni, che riescono ad esportare solo finchè tengono i prezzi bassi. Ma è una battaglia che siamo prima o poi destinati a perdere: non è possibile produrre in Italia a costi cinesi o indiani.

Certo, per aiutare le Pmi, in una prima fase, potranno anche intervenire ammortizzatori di natura pubblica, ma, senza un potente kick-off la loro vita sarà sempre più difficile. E lo choc non può che venire dall’esterno. I dazi, appunto. Qui arriva il regalo americano.

Proteggere l’industria nazionale con i dazi è come rompere il termometro per far finta di non avere la febbre. Significa isolarsi dal resto del mondo e perdere l’occasione di accrescere il proprio benessere grazie ad un interscambio vantaggioso tra chi produce a costi più bassi e chi esporta tecnologia più avanzata. Soprattutto significa creare nuovi monopoli artificiali ad esclusivo vantaggio delle imprese nazionali, ma non certo della collettività. Coperta da una barriera tariffaria nei confronti dell’estero, l’industria finirà inevitabilmente per profittare di una rendita di monopolio: non avendo più concorrenza, produrrà di meno e offrirà beni o servizi di qualità inferiore. Con grande soddisfazione degli azionisti, ma certamente non degli acquirenti. Tuttavia, il danno maggiore, visto che comunque le entrate aumenteranno senza fatica e senza richiedere innovazioni tecnologiche e perfezionamenti dei prodotti, sarà quello di spingere gli imprenditori verso la pigrizia: non passeranno le giornate a migliorare, ma solo a contare i soldi. E, quando la politica dei dazi cambierà, non saranno in grado di affrontare la concorrenza internazionale. Con il non improbabile rischio di una decadenza complessiva del sistema industriale.

Guerra Ucraina, Kharkiv ancora sotto attacco: usati missili Kab, sei morti. «Offensiva senza precedenti sulla città»

Viceversa, per le nostre imprese queste misure protettive sono destinate ad avere un effetto potenzialmente esplosivo. Occorrerà ricercare nuovi mercati, costruire consorzi per l’export e sistemi di finanziamento più efficaci, reperire materie prime più convenienti, assumere più ingegneri… In una parola, rendere il mercato interno più efficiente e dinamico.

Ne conseguirà l’improrogabile necessità di modernizzare la pubblica amministrazione e di alleggerire la regolamentazione dei mercati. L’abbassamento dei costi che ne potrà derivare porterà ad un maggiore dinamismo dell’economia. La crescita così ottenuta potrà permettere la realizzazione di quelle politiche dirette alla riduzione degli oneri fiscali sulle imprese, che di per sé agiscono come un moltiplicatore del Pil. Servirà un breve periodo di aggiustamento, ma la chiusura del mercato nordamericano non potrà non essere l’occasione per una più capillare penetrazione dei nostri prodotti nel resto del mondo. E quando gli Stati Uniti riapriranno, potrebbero trovarsi a dover constatare che molte caselle sono già occupate.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link