Dal mare ai monti, l’innovativo modello di agricoltura sociale che fa rivivere le valli

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Spopolamento, sfruttamento delle risorse, produzioni intensive, inquinamento ambientale, isolamento, difficoltà dei giovani di accedere alla terra. Dal mare alla montagna passando per laghi e colline, i problemi che affliggono le valli spesso sono gli stessi. Ma qualcosa sta cambiando, a cominciare dal Nord-Ovest.

Proprio dal Piemonte e dalla Liguria arrivano esempi innovativi di progetti che uniscono agricoltura rigenerativa, cucina e a volte anche ospitalità: la Comunità Cresco in Valle Varaita, il progetto Reis-Cibo libero di montagna a Valmala (CN), la società agricola Valleponci a Finale Ligure, la fattoria con cucina Radical a Lavagna (GE).


Il market gardening di Villaponci (credit: Nils Lucas)

 

Si tratta di modelli imprenditoriali a loro modo rivoluzionari, che hanno in sé un valore che va oltre il piano economico. Spesso sono imprese agricole condivise che mettono al centro il territorio, le relazioni umane, la solidarietà sociale e la sostenibilità, fornendo nuova linfa ai territori con un turismo più responsabile. Iniziative che riaffermano il valore del cibo come bene comune, riducendo la distanza tra chi lo produce e chi lo consuma a una filiera cortissima.

Raccolti condivisi

Come la Società agricola Cresco in Valle Varaita, una piccola realtà agricola che ha messo radici profonde per coltivare non solo ortaggi, ma legami, conoscenza e senso di comunità. Cresco è una Comunità di Supporto all’Agricoltura: un patto solidale tra un gruppo di cittadini e uno o più agricoltori, che si impegnano a condividere la produzione, i rischi e i benefici dell’attività agricola.

I membri della CSA contribuiscono a coprire i costi di produzione con una quota fissa. In cambio ricevono regolarmente una parte del raccolto, in genere sotto forma di cassette settimanali di ortaggi freschi coltivati sul posto.


Al lavoro nell’orto della Società agricola Cresco in Valle Varaita (credit: Facebook Cresco)

 

«Non vendiamo verdura, condividiamo un raccolto – puntualizzano i promotori –. Il principio guida è quello della co-responsabilità: i consumatori non sono semplici clienti, ma parte attiva del processo produttivo. Contribuiscono alla programmazione, partecipano alle attività in campo, aiutano nella distribuzione e, in molti casi, prendono parte anche alle decisioni strategiche dell’azienda».

Il progetto si inserisce in un contesto più ampio di rigenerazione rurale e collaborazione con altre aziende agricole e artigianali del territorio. Realtà diverse, ma unite dall’obiettivo di rivitalizzare il tessuto sociale ed economico della valle. Perché, concludono i responsabili, «crediamo in un mondo che possa crescere e rifondarsi sulla natura, il bene più prezioso che abbiamo».

Tre amici di università

Dal Piemonte alla Liguria. Sopra Finale Ligure c’è una valle selvaggia che ripercorre l’antica Via Julia Augusta, costellata da foreste e ponti romani, da cui prende il nome: Val Ponci. Qui, dopo uno sterrato di due chilometri si arriva alla Società agricola Valleponci. Non un semplice agriturismo con cucina, ma un progetto partecipativo fatto di terra, orti, vino, boschi, frutteti, tavolate condivise e progetti artistici che attecchiscono come le vigne terrazzate di Pigato e Granaccia che circondano i 50 ettari di proprietà.


Valentin Hehl, Gianluca Demarchi e Pietro Valente, i tre giovani fondatori del progetto Valleponci

 

L’idea è di tre ex compagni dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo: Valentin, Gianluca e Pietro, tutti poco più che trentenni. Nel 2024 rilevano la struttura precedente, posta in vendita dopo anni di difficoltà per via dell’isolamento della valle. E la rilanciano con un progetto virtuoso di impresa agricola condivisa, anche dal punto di vista della proprietà: «Con l’aiuto di mio papà e di un’amica svizzera, oggi parte del management – spiega Valentin Hehl – abbiamo studiato un modello partecipativo che ci evitasse l’indebitamento bancario e allo stesso tempo coinvolgesse direttamente le persone, suddividendo anche il rischio imprenditoriale».

L’unione fa la forza

Una specie di crowdfunding comunitario cui ha partecipato una sessantina di soci, per lo più svizzeri. «In cambio – aggiunge Valentin – hanno ricevuto voucher per cene e soggiorni nell’agriturismo, ma soprattutto la possibilità di essere parte attiva di un progetto rigenerativo del territorio, cui contribuiscono in prima persona dando una mano quando possono. L’unione fa la forza, no?».


Veduta aerea della proprietà Valleponci, 50 ettari tra i boschi nell’omonima vallata sopra Finale Ligure

 

Oggi a lavorare per l’agriturismo – 7 camere più un appartamento, ristorante, orti, vigne – sono 14 persone, quasi tutti ex compagni di università: «In più facciamo scambi didattici con studenti da altre parti del mondo: Austria, Brasile, Stati Uniti. L’idea per il futuro è di creare una sorta di hub educativo e di ricerca gastronomica».

Alla base di tutto c’è il concetto di comunità, e il sentirsi parte di un ecosistema produttivo armonioso e connesso con la natura. Il menu del ristorante – in stagione aperto a cena dal mercoledì alla domenica, anche agli esterni – è ovviamente di stagione, dettato dai prodotti disponibili nel bosco e negli orti diffusi, coltivati secondo i dettami dell’agricoltura rigenerativa. Ovvero una pratica di agroecologia rispettosa dell’ambiente che preserva la biodiversità, la fertilità del suolo e la produzione alimentare sostenibile, senza impiegare arature, utensili motorizzati o prodotti chimici.


Scorcio della cucina dalla sala-ristorante. All’esterno, d’estate, si può cenare anche sotto la pergola

 

Anatre contro le lumache

«Anziché lumachicidi e altri veleni, abbiamo quattro anatre che provvedono a proteggere e a tenere pulite le colture. In più in azienda ci sono una ventina di galline e anche un cavallo, Palma, che è la nostra mascotte», dice Bartolo Causarano, che a Valleponci fa parte della squadra di cucina e dà una mano nella ricerca gastronomica. «Seguendo il metodo biointensivo coltiviamo molte varietà di verdura in poche quantità, con rotazioni frequenti, pacciamature e fertilizzanti organici. In cucina utilizziamo tutte le parti delle colture nelle diverse fasi di crescita: erbe spontanee, semi, fiori e frutti. In natura non si butta via niente».


Le conviviali tavolate all’aperto condivise tra staff e ospiti pensate per favorire le relazioni sociali

 

Gli altri prodotti serviti al tavolo, volendo condiviso con lo staff o con gli ospiti dell’agriturismo, provengono da piccoli produttori selezionati e da aziende agricole locali che sposano i valori bio-responsabili di Valleponci. «Questa stagione – chiude Bartolo – abbiamo per esempio una collaborazione con il progetto Mani e Vini. Anche in questo caso cerchiamo costantemente contaminazioni e scambi creativi».



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