Crediti deteriorati in aumento: sono 300 mld ma solo il 18% nei bilanci delle banche

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Con circa 300 miliardi di euro in crediti deteriorati, l’Italia affronta una nuova fase complessa nella gestione degli NPE. Una proposta promossa da Confindustria Assoimmobiliare punta a riformare la legge 130/1999 per rilanciare efficienza e fiducia nel mercato dei crediti deteriorati.

Crediti deteriorati in aumento: la proposta di Confindustria Assoimmobiliare

Negli ultimi anni, il panorama dei crediti deteriorati ha subito un’evoluzione radicale. Secondo le stime della Banca d’Italia, l’ammontare complessivo degli non performing exposure (NPE) si attesta attualmente intorno ai 300 miliardi di euro. Di questi, soltanto il 18% permane ancora nei bilanci bancari: la quota maggioritaria è ormai nelle mani di servicer e investitori, attori chiave del mercato secondario. Quest’ultimo, infatti, si è affermato come il fulcro operativo nella gestione e valorizzazione di questi asset complessi, riflettendo un passaggio strutturale nella logica di recupero e rientro delle esposizioni deteriorate.

In questo contesto, un gruppo di lavoro interdisciplinare promosso da Confindustria Assoimmobiliare, con il contributo di vari operatori del settore, ha elaborato una proposta di modifica alla legge 130/1999. L’intervento si concentra in particolare sugli articoli 7.1 e 7.2, che riguardano rispettivamente i veicoli d’appoggio e le cartolarizzazioni immobiliari. L’obiettivo della manovra è quello di migliorare l’efficienza e l’adattabilità degli strumenti giuridici esistenti, rendendoli coerenti con le nuove dinamiche del mercato.

Verso una riforma strategica: veicoli d’appoggio anche per il mercato secondario

Uno dei punti centrali della proposta di Confindustria Assoimmobiliare riguarda l’estensione dell’utilizzo dei veicoli d’appoggio anche ai crediti acquistati sul mercato secondario. Allo stato attuale, infatti, la legge ne consente l’impiego solo per le esposizioni originate nel mercato primario. Questa modifica rappresenterebbe un passaggio strategico per la valorizzazione degli immobili a garanzia degli NPE, favorendone una ricollocazione ordinata e trasparente sul mercato.

Il potenziale della proposta è duplice: da un lato, accelera il recupero dei crediti e contribuisce a una riduzione strutturale dello stock di NPL (non performing loans); dall’altro, rafforza la fiducia degli investitori e incentiva l’afflusso di capitali istituzionali nel sistema italiano. Attualmente, si stima che circa il 30% degli NPE siano garantite da beni immobili. Lasciare questi immobili inutilizzati o abbandonati equivale non solo a un’occasione mancata in termini finanziari, ma anche a un danno sociale ed economico per territori, imprese e famiglie.

Una visione integrata tra finanza, rigenerazione urbana e impatto sociale

La riforma si inserisce in una più ampia visione di sostenibilità economica e rigenerazione urbana. Rendere pienamente operativi i veicoli d’appoggio significherebbe non solo sbloccare risorse da reinvestire nell’economia reale, ma anche dare impulso a interventi di riqualificazione urbana e ambientale. Si tratterebbe di una vera e propria leva di sviluppo per la rigenerazione di intere aree del Paese, con benefici concreti in termini di offerta abitativa, servizi locali e occupazione. In questo quadro, gli operatori del settore concordano sull’urgenza di soluzioni che coniughino efficienza finanziaria e responsabilità sociale. La proposta di Confindustria Assoimmobiliare mira esattamente a questo: creare un circolo virtuoso in cui il recupero dei crediti si traduca in un volano per la coesione territoriale.

Nonostante i potenziali vantaggi, non mancano però alcune preoccupazioni. Al Festival dell’Economia di Trento, il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha lanciato un monito: «Coi tassi così bassi, la rischiosità del prestito è alta», evidenziando il rischio di nuovi aumenti dei crediti deteriorati in assenza di una stabilità economica su scala internazionale. Tuttavia, Patuelli ha sottolineato anche che il sistema bancario italiano, pur in un contesto difficile e complesso, si presenta solido e in fase di maturazione, anche grazie al consolidamento in corso tra gli istituti. Guardare all’Europa e sostenere la crescita dei principali player bancari su scala continentale rappresenta, secondo il presidente dell’Abi, “l’orizzonte dell’oggi e del domani”.



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