Referendum, domenica e lunedì si vota. I cinque quesiti

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Roma, 7 giu. (askanews) – Urne aperte domenica mattina dalle 7 sino alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15. La parola sui referendum, dopo settimane di scontro politico, passa agli elettori. Il voto referendario coincide, dove ci sono, con i ballottaggi delle elezioni amministrative.



I quesiti riguardano ambiti importanti della vita sociale e civile: la disciplina dei licenziamenti illegittimi (scheda verde chiaro), norme sui licenziamenti e relative indennità nelle piccole imprese (arancione), contratti a termine (grigia), sicurezza negli appalti (rosso rubino) e, infine, il quesito sui requisiti per ottenere la cittadinanza (gialla).

L’elettore, ricorda il Viminale, potrà esprimere il proprio voto tracciando un segno sul “Si” o sul “No”, accanto al quesito riportato sulla scheda. Chi vota sì chiede di abrogare la norma, chi vota no chiede di mantenerla. Cruciale è il quorum (del 50 per cento più uno degli aventi dirittto) senza il raggiungimento del quale l’esito sarà comunque negativo.

IL PRIMO QUESITO punta all’abrogazione della norma del jobs act, varato dal governo Renzi, che ha limitato, nelle imprese con più di 15 dipendenti, il diritto al reintegro per i lavoratori licenziati senza giusta causa. Si reintroduce la possibilità di tornare al proprio posto di lavoro oltre alla previsione del risarcimento.

IL SECONDO QUESITO riguarda le imprese fino a quindici dipendenti dove con le norme attuali il licenziamento illegittimo è punito solo con l’obbligo di un indennizzo economico non superiore a sei mensilità. Se dovessero prevalere i ‘sì’ verrebbe restituita ai giudici la discrezionalità di indicare un indennizzo superiore.

IL TERZO QUESITO è sui contratti a termine. Con le norme attuali un datore di lavoro può assumere con contratto a termine anche senza indicare una causale specifica. Con la vittoria dei sì verrebbe ripristinato il principio della necessità di una motivazione precisa per il contratto non a tempo indeterminato.

IL QUARTO QUESITO riguarda la sicurezza negli appalti. Se la norma in questione fosse abrogata, il committente verrebbe chiamato alla responsabilità solidale, e cioè a garantire che l’indennizzo riconosciuto per gli incidenti sul lavoro sia comunque erogato, se l’impresa appaltatrice non lo fa.

IL QUINTO QUESITO è sull’accesso alla cittadinanza italiana per gli stranieri non appartenenti all’Unione Europea e che sono regolarmente in Italia. La normativa attuale prevede un periodo minimo di 10 anni di residenza legale continuativa. Il referendum chiede di dimezzare questo lasso di tempo, ossia cinque anni. Resterebbero confermati gli altri requisiti: la dimostrazione di un reddito sufficiente per il sostentamento, la conoscenza della lingua italiana a livello B1, l’assenza di condanne penali e di motivi di ostatività per la sicurezza della Repubblica. Secondo alcuni calcoli, questa modifica interesserebbe tra 1 milione e 800mila e 2,5 milioni di persone, tra cui in particolare ragazzi e ragazze nati o cresciuti in Italia.



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