Riciclo carta e aziende: “Necessario alleggerire la burocrazia”

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FRANCESCO Sicilia, direttore generale di Unirima, il settore italiano del riciclo di carta e cartone ha dimostrato performance notevoli negli ultimi anni, superando ampiamente gli obiettivi di riciclo fissati dall’Unione Europea. Nonostante questi successi, quali sono le principali difficoltà che le imprese del settore si trovano ancora ad affrontare nel loro percorso di crescita e sviluppo?

“I risultati raggiunti, come il superamento del 90% del tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici, confermano l’eccellenza del comparto industriale della carta da macero. Ma le sfide non mancano: il settore si trova in una fase di cambiamenti significativi che vanno dagli impatti delle politiche europee e delle dinamiche internazionali ai mercati di sbocco delle materie prime secondarie – end of waste che sono in continua evoluzione. C’è anche l’esigenza di ammodernare gli impianti di riciclo meccanico per essere più competitivi e la necessità di trovare soluzioni adeguate agli scarti di lavorazione non riciclabili. Un peso particolarmente gravoso è rappresentato dalle cosiddette ’barriere non tecnologiche’, tra cui spiccano la burocrazia crescente e le criticità legate al mancato rispetto dei principi di concorrenza”.

Lei ha evidenziato il peso della burocrazia. In che modo questa si manifesta concretamente e quali sono gli effetti sulle attività quotidiane e sugli investimenti delle imprese del settore del riciclo della carta?

“Il comparto è composto prevalentemente da piccole e medie imprese a conduzione familiare, che sono la spina dorsale del sistema industriale italiano. Queste imprese sono costrette a districarsi tra una burocrazia sempre più complessa e norme che risultano spesso contraddittorie o non chiare. Questa situazione crea un onere significativo, generando costi elevati che gravano sul settore e, di fatto, frenano lo sviluppo e la capacità di investimento delle imprese. Nonostante le richieste di semplificazione siano avanzate da anni, la situazione persiste”.

Un altro punto critico che lei ha sollevato riguarda la concorrenza. Qual è la situazione attuale per quanto riguarda il rispetto dei principi di concorrenza nel settore, e quali sono le conseguenze di eventuali criticità in quest’ambito?

“La questione legata al mancato rispetto dei principi di concorrenza è un punto centrale e di lunga data per il settore. È una problematica che è stata più volte evidenziata dall’Antitrust. Queste criticità, che si aggiungono a quelle relative alla difesa commerciale delle imprese, hanno un impatto diretto e negativo sull’economia circolare. Il risultato è che la competitività delle imprese di questo settore, fondamentale per l’economia circolare, risulta limitata. Assicurare condizioni di concorrenza leale e piena è indispensabile per stimolare dinamiche virtuose, ridurre i costi e incentivare sviluppo tecnologico e innovazione”.

Considerando queste barriere non tecnologiche, burocratiche e di concorrenza, quali azioni sono ritenute necessarie per favorire la crescita delle imprese del riciclo e agevolare gli investimenti, in particolare per migliorare la qualità del trattamento dei rifiuti?

“Per permettere al settore di continuare a crescere e investire, in linea con obiettivi sempre più sfidanti, occorre intervenire per ridurre drasticamente i costi connessi alle barriere non tecnologiche che lo attanagliano. Ciò significa, innanzitutto, semplificare radicalmente la burocrazia per liberare le imprese da oneri eccessivi. Parallelamente, è fondamentale garantire il pieno rispetto dei principi di concorrenza per assicurare mercati aperti e competitivi che garantiscono una piena valorizzazione delle materie prime secondarie. Rimuovere o ridurre fortemente queste barriere è l’unico modo per dare maggiore sostenibilità e valore alle filiere della green economy e per rafforzare le imprese italiane che, da decenni, attuano concretamente l’economia circolare”.



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