Fisco: parte da questo week end il ‘tax freedom day’

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Il week end del 7 e 8 giugno è il primo fine settimana del 2025 “liberi dalle tasse”, il ‘tax freedom day’, come lo chiamano negli Stati Uniti. E’ un calcolo partorito dall’Ufficio studi della Cgia, secondo il quale, teoricamente, dopo ben 156 giorni dall’inizio di quest’anno, sabati e domeniche compresi, il contribuente medio ha terminato di lavorare per pagare onorare i propri impegni con il fisco italiano e, pertanto, sino al prossimo 31 dicembre ciascun cittadino eserciterà la propria professione per vivere e migliorare la propria condizione economica. Un puro esercizio di scuola, tiene a precisare la Cgia, che però ci consente di misurare in maniera del tutto originale il peso fiscale che grava sugli italiani. Il puro esercizio di scuola della Cgia parte dal presupposto che la stima del Pil nazionale prevista per il 2025 è di 2.256 miliardi di euro, un importo poi suddiviso per 365 giorni che fornisce un dato medio giornaliero di 6,2 miliardi. Sono quindi state estrapolate le previsioni relative alle entrate tributarie e contributive che i percettori di reddito verseranno quest’anno che dovrebbero ammontare a 962,2 miliardi di euro. Infine, quest’ultimo dato è stato frazionato al Pil giornaliero. Queste operazioni hanno consentito alla Cgia di determinare il tax freedom day che nel 2025 cade il 6 giugno.
Analizzando l’andamento della pressione fiscale degli ultimi 30 anni, la Cgia calcola che il 2005, con Silvio Berlusconi premier, la pressione fiscale toccò il minimo al 38,9%, 3,8 punti in meno della soglia prevista quest’anno (per il 2025 si stima una pressione fiscale del 42,7%, +0,1 punti sul 2024). Il picco massimo nel 2013, con il governo di Mario Monti che, dalla fine di aprile, fu sostituito da Enrico Letta (carico fiscale toccò il 43,4% del Pil). L’incremento della pressione fiscale, sottolinea la Cgia, è tornato a salire dal 2023 anche se “affermare che in questi anni sia aumentato il peso del fisco sul contribuente sarebbe fuorviante. L’incremento della pressione fiscale, infatti, non è ascrivibile a un aumento delle tasse, quanto a una pluralità di novità legislative di natura economica introdotte a livello politico. Pensiamo alla decontribuzione a favore dei redditi da lavoro dipendente resa più incisiva nel 2024 e all’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito Irpef”, spiega la Cgia che ricorda: “Nel 2025, con l’intento di ridurre il cuneo fiscale e a compensazione della decontribuzione, sono state aumentate le detrazioni Irpef ed è previsto un “bonus” (erogazione di una somma esente Irpef) per i redditi da lavoro dipendente sino a 20.000 euro. Inoltre, il buon andamento delle entrate fiscali nel 2024 è stato determinato da fattori economici che hanno condizionato la crescita delle imposte sostitutive attinenti ai redditi da capitale. Non va nemmeno dimenticata la crescita registrata dalle retribuzioni; grazie ai rinnovi contrattuali, alla corresponsione degli arretrati nel pubblico impiego e all’aumento del numero di occupati l’Irpef e i contributi previdenziali hanno subito un rialzo positivo”, prosegue la Cgia. “Tra gli italiani che sono completamente disinteressati alle scadenze tributarie e contributive ci sono sicuramente gli evasori. Per loro il giorno di liberazione fiscale non rappresenta alcunché, visto che durante l’anno non pagano alcuna tassa all’erario”, osserva ancora la Cgia che, in base alle stime dell’Istat riferite al 2022, calcola in quasi 2,5 milioni le persone fisiche presenti in Italia che sono occupate irregolarmente come dipendenti o abusivi: in valore assoluto il numero più elevato è concentrato in Lombardia (379.600 unità), seguono i 319.400 residenti nel Lazio e i 270.100 abitanti della Campania. (AGI)





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