Cgia, imprese e credito: calano i prestiti bancari, cresce l’autofinanziamento

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Le imprese italiane si stanno progressivamente allontanando dagli istituti di credito, preferendo risolvere il problema della liquidità tramite autofinanziamento, capitali propri e azionariato diffuso. È quanto emerge da un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che evidenzia una netta riduzione dei prestiti bancari alle aziende negli ultimi 13 anni.

Prestiti in calo, depositi in aumento

A fine 2011, all’inizio della crisi dei debiti sovrani, i prestiti bancari concessi alle imprese ammontavano a 995 miliardi di euro. Nel 2024, questa cifra è scesa a 666 miliardi, segnando una riduzione di 329 miliardi di euro (-33%). Nello stesso periodo, però, i depositi bancari delle aziende sono passati da 219 a 519 miliardi di euro, con un incremento del 137% (+300 miliardi di euro).

A livello territoriale, la maggiore contrazione dei prestiti si è registrata nel Centro Italia (-42,6%) e nel Sud (-42,4%), con quest’ultimo che ha visto un calo di 118,1 miliardi di euro. Tra le province più colpite figurano Siena (-59,1%), Savona (-58,9%), Siracusa (-56,8%), Novara (-53,8%) e Rovigo (-52,4%). Le uniche province con un leggero aumento dei prestiti sono Trieste (+1,4%) e Bolzano (+1,5%).

Sul fronte dei depositi bancari, il Nordest ha registrato la crescita più alta (+178%), con Cremona in testa (+298,3%), seguita da Bolzano (+281,6%), Enna (+278,9%), Salerno (+270%) e Potenza (+257,7%). L’unica provincia che ha visto una riduzione dei depositi è Siena, con un calo del 20,1%.

Le piccole imprese tra autofinanziamento e difficoltà economiche

Se da un lato molte imprese hanno scelto di autofinanziarsi, riducendo la dipendenza dalle banche, dall’altro il calo del credito ha avuto conseguenze negative per molte microimprese. Non tutte le aziende hanno avuto la possibilità di accedere a risorse interne, e per alcune la riduzione dei finanziamenti ha portato a un progressivo deterioramento economico e finanziario.

Secondo la Cgia di Mestre, alcune microimprese potrebbero essere scivolate in una zona grigia di insolvenza, mentre altre potrebbero aver fatto ricorso a forme di credito illegale per sopperire alla mancanza di liquidità.

In un contesto di minore dipendenza dalle banche, l’accesso al capitale rimane un tema cruciale per la sopravvivenza delle imprese più piccole, che rischiano di restare escluse dalle nuove dinamiche finanziarie.





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