La fusione tra Open Fiber e Fibercop si farà. L’esclusiva

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La fusione tra Fibercop e Open Fiber si farà. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha dato il via libera all’operazione, secondo quanto riferisce a Policy Maker una fonte vicina al ministero

Il Mimit ha dato il via libera alle nozze tra Open Fiber e Fibercop. È quanto ha rivelato a Policy Maker una fonte vicina al ministero delle Imprese e del Made in Italy. Cosa prevede il piano? Quando si farà la fusione? Tutti i dettagli.

FUSIONE FIBERCOP-OPEN FIBER IN ARRIVO, IL PIANO

Il primo passo nel percorso verso la fusione tra le due Big delle Tlc sarà il risanamento delle casse di Open Fiber. Il Mimit ha dato il via libera all’utilizzo di voucher per lo switch off dalla rete in rame a quella in fibra. Una soluzione suggerita dallo stesso ad di Open Fiber, Giuseppe Gola. Le prime risorse arriveranno dal pacchetto organico di misure da 629 milioni di euro, 533 dei quali sono destinati agli operatori Tlc. Il pacchetto presentato il 24 aprile al Mimit prevede un sostegno sia per le imprese sia per i cittadini.

In particolare, le grandi imprese possono beneficiare di un fondo da 201 milioni a sostegno di progetti di ricerca e sviluppo nei settori delle telecomunicazioni, dei cavi sottomarini, delle tecnologie quantistiche e della realtà aumentata e virtuale. I cittadini, invece, ricevono un aiuto economico fino a 200 euro per il cablaggio verticale della fibra ottica, grazie a uno stanziamento di 140 milioni di euro.

COME OPEN FIBER E FIBERCOP CONVOGLIERANNO A NOZZE

Come avverrà la fusione tra Open Fiber e Fibercop? Il Tesoro ha consultato in via informale la Commissione europea per accelerare la fusione. Open Fiber dovrà cedere le sue attività nelle “aree nere”, zone dove il mercato è più redditizio. Inoltre, la stessa azienda dovrà conferire in FiberCop i suoi collegamenti in fibra realizzati o da realizzare in aree grigie e bianche, a minore concentrazione di offerta.

Il consorzio capeggiato da Kkr si prepara a sborsare una integrazione economica per Tim di 2,5 miliardi di euro. “C’è una volontà del governo italiano di vedere se ci sono le condizioni per farla e risparmiare sugli investimenti”, ha commentato Alberto Signori, partner del team infrastrutture di Kkr, dopo le prime indiscrezioni riguardo la fusione.

FIBERCOP PRENDE ANCHE PIANO ITALIA A 1 GIGA

La fusione permetterà a Fibercop di supportare Open Fiber nella copertura dei civici previsti dal Piano Italia a 1 Giga, invece di subentrargli, come proposto inizialmente da Fibercop. La ragione è che, come sottolinea Start Magazine, Open Fiber sta incontrando diversi problemi nell’attuazione del Piano, promosso dai fondi del Pnrr e attuato da Infratel per la banda ultralarga nelle aree grigie (zone a parziale concorrenza).

Al momento, la scadenza per raggiungere gli obiettivi previsti dal Piano è fissata per giugno 2026. Tuttavia, negli ultimi giorni avrebbe preso sempre maggiore quota la possibilità di una proroga, tanto che ormai sarebbe certa, secondo la nostra fonte.

PERCHE’OPEN FIBER NAVIGA IN CATTIVE ACQUE

La società Open Fiber nasce con i migliori auspici: portare le connessioni veloci in tutta Italia, incluse le aree più inaccessibili. Un obiettivo non semplice, che ha permesso all’azienda di ricevere appalti e miliardi pubblici, come sottolinea L’Espresso in un recente approfondimento.

Tuttavia, le casse dell’azienda piangono. Infatti, il Bilancio del 2024 riporta perdite di esercizio per 364 milioni di euro.

ARRIVA FIBERCOP

Fibercop nasce lo scorso luglio da un’operazione da 18,8 miliardi di euro. L’azienda è controllata per il 37,8% da Kkr, per il 17,5 % da un fondo pensionistico canadese e uno sovrano emiratino, per il 16% dal ministero dell’Economia e per l’11,2% dal fondo infrastrutturale italiano F2i.

La concorrenza di Open Fiber, le lungaggini burocratiche e la rapida svalutazione della rete in rame, però, stanno complicando i piani dell’azienda. Lo scorso anno i ricavi sono ammontati a 4,1 miliardi di euro, 200 milioni di euro in meno rispetto alle stime iniziali. Risultati che hanno costretto Luigi Ferraris ad abbandonare la poltrona di amministratore delegato, ancora oggi vacante nonostante il presidente Massimo Sarmi sia alla ricerca del successore da ormai due mesi. I manager la ritengono una patata bollente.

COSA FARA’ MACQUARIE?

Resta ancora un interrogativo aperto sulla fusione tra Open Fiber e Fibercop: cosa farà il fondo Macquarie? Open Fiber è controllata per il 60% da Cassa depositi e prestiti e per il 40% dagli australiani del fondo Macquarie. Gli australiani sono «disponibili esclusivamente a prendersi le aree nere di Open Fiber», ma non vogliono far parte di una nuova FiberCop, secondo fonti de L’Espresso.



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