Le conseguenze dei dazi: «Urgono contromisure»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito
Abruzzo
Agevolazioni
Agrigento
Alessandria
Ancona
Aosta
Arezzo
Ascoli-Piceno
Aste L'Aquila
Asti
Avellino
Bari
Barletta-Andria-Trani
Basilicata
Belluno
Benevento
Bergamo
Biella
Bologna
Bolzano
Brescia
Brindisi
Cagliari
Calabria
Caltanissetta
Campania
Campobasso
Caserta
Catania
Catanzaro
Chieti
Como
Cremona
Crotone
Cuneo
Emilia-Romagna
Enna
Ferrara
Firenze
Foggia
Forli-Cesena
Friuli-Venezia Giulia
frosinone
Genova
Gorizia
Grosseto
Imperia
Isernia
Italia
La-Spezia
Latina
Lazio
Lecce
Lecco
Liguria
Livorno
Lodi
Lombardia
Lucca
Macerata
Mantova
Marche
Massa-Carrara
Matera
Messina
Milano
Modena
Molise
Monza-Brianza
Napoli
Novara
Nuoro
Olbia Tempio
Oristano
Padova
Palermo
Parma
Pavia
Perugia
Pesaro-Urbino
Pescara
Piacenza
Piemonte
Pisa
Pistoia
Pordenone
Potenza
Prato
Puglia
Ragusa
Ravenna
Reggio-Calabria
Reggio-Emilia
Rieti
Rimini
Roma
Rovigo
Salerno
Sardegna
Sassari
Savona
Sicilia
Siena
Siracusa
Sondrio
Sud sardegna
Taranto
Teramo
Terni
Torino
Toscana
Trapani
Trentino-Alto Adige
Trento
Treviso
Trieste
Udine
Umbria
Valle d'Aosta
Varese
Veneto
Venezia
Verbania
Vercelli
Verona
Vibo-Valentia
Vicenza
Viterbo


CREMONA – «Il punto è che non ci sono contromisure. Il nostro sistema agricolo e agroalimentare è fortemente in crisi: i dazi sono stati sospesi, ma è il clima di incertezza che da un lato ha creato un’enorme speculazione finanziaria e dall’altro non consente alle aziende di investire, di posizionarsi sui mercati». A denunciare quello che definisce «immobilismo del Governo» in tema di sostegni alle imprese di fronte alla crisi dei dazi è l’onorevole di Italia Viva Maria Chiara Gadda.

I fronti di azione per reagire al cambio di politica commerciale statunitense sono due: «Noi non possiamo fare a meno del mercato statunitense e quindi dobbiamo lavorare di concerto con un’Unione Europea che si deve dare una svegliata, però allo stesso tempo le aziende, le filiere hanno chiesto al governo di avere delle misure anche nel breve termine a partire da interventi sui costi di produzione». E nell’attesa di segnali concreti e decisi «l’incertezza generata dai dazi statunitensi sui prodotti agroalimentari italiani sta mettendo in ginocchio intere filiere, dal vino ai formaggi DOP. Siamo di fronte a una crisi senza precedenti, ma le istituzioni continuano a perdere tempo».

La situazione è aggravata dai costi energetici, che in Italia «restano il triplo rispetto a quelli di Francia e Germania, e dalla burocrazia che blocca l’accesso ai fondi europei. I finanziamenti Ue sono inutilizzabili a causa di regole farraginose – denuncia Gadda – mentre le aziende agricole non riescono più a sostenere le spese per luce e gas». Problemi tutti italiani, anche se l’Europa non appare meno inadeguata. «La Commissione von der Leyen ha gestito il Green Deal in modo ideologico, imponendo divieti senza offrire alternative valide e tagliando i sussidi proprio quando servirebbero maggiori risorse». Intanto, la mancanza di una strategia comune contro i dazi Usa lascia l’Italia esposta, senza possibilità di negoziare direttamente con Washington.

«Gli agricoltori chiedono da mesi un piano nazionale per contrastare i dazi, sgravi fiscali per l’energia e una revisione della PAC – conclude Gadda – ma finora hanno ricevuto solo promesse. Se non si interviene subito, il Made in Italy agroalimentare rischia di essere spazzato via dai competitor internazionali». L’attenzione di Gadda è volta agli «effetti di medio lungo termine, non tanto ai numeri che vengono raccontati con qualche tweet. Le nostre aziende hanno bisogno di uno shock anti-burocrazia e hanno bisogno di pagare meno i costi dell’energia».





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link