» Crollano le imprese giovanili, anche l’Abruzzo tra le regioni più colpite

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Le attività guidate da under 35 sono diminuite di oltre il 24%

L’Abruzzo è tra le regioni italiane dove si registra il calo più marcato delle imprese giovanili, secondo l’ultima analisi di Confesercenti. Dal 2019 ad oggi, in Abruzzo le attività guidate da under 35 sono diminuite di oltre il 24%, in linea con la flessione registrata in Umbria, Sardegna, Calabria, Sicilia e Toscana.

Il fenomeno è particolarmente evidente nei comuni di medie dimensioni, quelli tra i 15.000 e i 50.000 abitanti, dove il calo ha raggiunto il 23%, e ancora di più tra i 50.000 e i 250.000, con una diminuzione del 24,2%. Un segnale preoccupante per territori come l’Abruzzo, caratterizzati proprio da una prevalenza di comuni in questa fascia.

A livello macro, è il Centro-Sud a registrare la perdita più consistente di imprenditoria giovanile: -25,2% nelle regioni centrali, -28,4% nelle isole e -25,5% al Sud. Il Nord-Ovest e il Nord-Est segnano cali più contenuti, rispettivamente del -17,8% e -14,3%.

Nonostante questo calo, il Centro-Sud conserva un tessuto imprenditoriale mediamente più giovane: le età medie più basse si rilevano in Puglia (49,8 anni), Campania (50,7), Sicilia (50,8) e Lazio (50,4). A livello nazionale, l’età media degli imprenditori è salita da 50 a 51,3 anni in cinque anni, con punte di 54,1 anni in Liguria.

A frenare i giovani, secondo Confesercenti, è un mix di fattori: mercato competitivo, carico fiscale e burocratico elevato, e l’impatto dell’economia digitale, che riduce i margini per le attività tradizionali. Il tasso di mortalità delle imprese è indicativo: oltre un terzo (34,4%) di quelle nate nel 2019 non esiste più, percentuale che sale al 43,1% nel settore ristorazione e bar. Al Sud la situazione è ancora più critica: in Sicilia e Calabria ha chiuso più del 38% delle imprese avviate nel 2019; anche in Campania, Basilicata e Sardegna il dato supera il 35%.

«Sulle attività di commercio e turismo pesa un eccesso di concorrenza, amplificato dall’ascesa dell’economia delle piattaforme online – commenta Nico Gronchi, vicepresidente nazionale di Confesercenti –. Il risultato è un tessuto imprenditoriale sempre più vecchio e fragile: un paradosso per un Paese che un tempo era la patria dell’impresa diffusa. Se non si interviene ora, si rischia di archiviare definitivamente quell’Italia produttiva e dinamica che abbiamo conosciuto».

Secondo Gronchi, servono misure concrete: meno tasse, più formazione, più governo del territorio. «Oggi le regole le detta il web: si chiudono le città al traffico privato, ma si spalancano alle consegne, che ormai superano il miliardo di pacchi l’anno. Le case vacanze svuotano i centri storici. È una trasformazione rapida e non governata, che impoverisce i territori giorno dopo giorno».



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