L’Oréal for the Future Day, come i giovani e le aziende affrontano la sfida della sostenibilità? I dati Ipsos

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Andrea Alemanno (Ipsos): «C’è bisogno di informazione che generi consenso e sostenibilità e le imprese devono essere credibili. Lo si è se si è tenaci, se si fanno alleanze e si dimostra di saper fare rete, stimolandosi a vicenda e raccontando con trasparenza l’impatto positivo della propria comunicazione»

L’anno di svolta è stato il 2015, a distanza di 10 anni come i giovani e le aziende affrontano le sfide della sostenibilità oggi? Durante L’Oréal for the Future Day ne ha parlato Andrea Alemanno, head of Public Affairs and corporate reputation di Ipsos: «Il 2015 è stato l’anno della svolta, dall’Enciclica Laudato sii alla COP21 di Parigi fino al Diesel Gate, sono arrivati i Fridays for Future, poi la pandemia e la guerra in Ucraina e tutto questo tema è stato messo in discussione. Ora siamo in una fase di stasi e un vento contrario. Abbiamo fatto un’indagine sui manager, più della metà avverte: “Attenzione, le aziende stanno cambiando orientamento”, ma il 90% concorda che tanti passi in avanti si sono fatti ed essere sostenibili non solo è piacevole, porta anche ad abbattere i rischi».

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Sostenibilità e aziende

Secondo la ricerca di Ipsos spiegata da Alemanno, in Italia le aziende si stanno polarizzando, aumentano quelle orientate al green ma diminuiscono le potenziali (1 su 4) e le azioni non sono sinergiche. I dati confermano che le aziende che hanno investito di più nella sostenibilità sono quelle che vanno meglio. E le persone? «Pensano che si debba fare di più, 1 su 4, ma non abbiamo l’idea che l’Italia sia un Paese leader mentre i dati di Fondazione Simbula testimoniano il contrario, ma c’è l’idea che costi e che la transizione possa avere un impatto negativo sulle persone – spiega Alemanno – Abbiamo perso i più giovani, nel loro insieme, non sono più sostenibili delle altre generazioni. Il 40% dei Boomers e il 41% della Gen X pensa che stiamo facendo troppi sacrifici, mentre le donne sono disposte a fare di più. Parallelamente, alcuni hanno smesso di comprare prodotti sostenibili perchè delusi dal comportamento delle aziende e il 51% pensa che i business leader non dicano la verità. Perciò ci si deve chiedere come comunicare meglio».

Che cosa fare?

Alemanno spiega che mentre i più attivisti sono le generazioni più anziane, i giovani adottano comportamenti sostenibili ma cercano di combinarli con un proprio beneficio: la maggioranza ha bisogno di qualcosa di aggiuntivo. Che cosa frena l’apertura? «Si ritiene che l’impegno non sia così condiviso, la situazione economica non aiuta e c’è una ridotta consapevolezza dei processi e l’idea che ci sia una bassa velocità di transizione, questo frena e aumenta lo scetticismo, così come il fatto che le persone hanno diverse priorità», spiega Alemanno. Quindi che fare? «Si deve legare il racconto della sostenibilità a una comunicazione efficiente ed efficace non incentrata solo sul brand ma sulle persone. Parlare solo di sostenibilità oggi non funziona, bisogna legare il tema a un messaggio chiaro, le persone non cercano solo la sostenibilità. C’è, quindi, bisogno di informazione che generi consenso e sostenibilità e le imprese devono essere credibili, e lo si è se si è tenaci, se si fanno alleanze e si dimostra di saper fare rete, stimolandosi a vicenda, essendo molto concreti e raccontando con trasparenza l’impatto positivo della propria comunicazione. Questo aiuterà le aziende verso un beneficio collettivo».

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