Attività fisica dai 50 anni in poi protegge il cervello dall’Alzheimer

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Uno studio conferma l’utilità dell’esercizio anche dopo i 50 per rallentare le malattie neuro-degenerative

Eugenio Spagnuolo

Vogliamo mantenere il cervello in salute anche quando gli anni avanzano? Una nuova ricerca pubblicata su Alzheimer’s & Dementia suggerisce che aumentare l’attività fisica durante la mezza età potrebbe ridurre significativamente i fattori di rischio per l’Alzheimer, anche se non siamo mai stati particolarmente attivi prima. 

Lo studio ha seguito 337 adulti di mezza età per quattro anni, la maggior parte dei quali aveva almeno un genitore affetto da Alzheimer. I ricercatori hanno scoperto che le persone rimaste sedentarie mostravano un assottigliamento nelle regioni cerebrali di solito colpite nelle fasi iniziali della malattia, mentre chi aumentava l’attività fisica presentava livelli più bassi di beta-amiloide, quei frammenti proteici che formano le placche caratteristiche dell’Alzheimer

Particolarmente incoraggiante, per i ricercatori, è la scoperta che chi ha iniziato a muoversi durante lo studio presentava un carico di beta-amiloide inferiore rispetto a chi è passato da uno stile attivo alla sedentarietà. E la relazione è risultata dose-dipendente: più aumentava l’attività, meno beta-amiloide si accumulava nel cervello

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L’OMS raccomanda 150-300 minuti settimanali di attività moderata o 75-150 minuti di attività vigorosa. In pratica, bastano 30 minuti di camminata veloce cinque giorni a settimana, un obiettivo alla portata di molti. Considerando che circa il 13% dei casi di Alzheimer nel mondo potrebbe essere attribuito all’inattività fisica, promuovere il movimento come strategia preventiva può avere un impatto enorme. Nella lotta contro questa malattia che solo in Italia affligge 600 mila persone, mantenersi attivi potrebbe rivelarsi importante quanto i nostri geni. 





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