Antiriciclaggio: pubblicato lo studio sulle imprese filtro

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È di recente pubblicazione l’ultimo studio UIF, il n. 28/2025, il cui proposito è quello di fornire un prezioso contributo allo studio delle c.d. imprese filtro (o anche buffer companies), ovvero imprese che si interpongono rispetto alle c.d. cartiere (imprese interamente utilizzate per fini fraudolenti e prive di qualsivoglia struttura produttiva) e che si caratterizzano per una sostanza reale e operativa e per un importante reddittività.

Sono pochi i contributi che sinora hanno preso in esame tale tipologia di imprese e l’odierno studio UIF si propone proprio di colmare tale vuoto utilizzando quale base di partenza 39 imprese individuate attraverso il bacino di due fonti: le sentenze della Corte di Cassazione 2018-2023 e le Segnalazioni di Operazioni Sospette (SOS) 2013-2023. 

Lo studio

Come poc’anzi anticipato, la prima netta distinzione da rilevare è quella tra le imprese filtro e le imprese cartiere. Queste ultime in particolare – anche note come shell companies – sono imprese che emettono fatture per operazioni inesistenti consentendo a imprese produttive di utilizzarle sia a fini di evasione fiscale, indicando in bilancio costi inesistenti, sia a fini di riciclaggio o per altri scopi illegali. Secondo il GAFI le shell companies sono caratterizzate da una struttura scarsamente indipendente dal punto di vista delle operazioni compiute e da personale e/o immobilizzazioni inconsistenti o del tutto assenti. Tali elementi caratterizzanti non rendono quindi compatibili tali fattispecie con la reale attività d’impresa in un contesto di produttività e concorrenza.

In comune con le imprese filtro hanno, invece, un basso valore aggiunto operativo, un ciclo del capitale circolante più rapido e una minore incidenza del capitale circolante sui ricavi.

L’analisi descrittiva dello studio mostra che le imprese filtro si caratterizzano, quindi, per delle dimensioni in media più grandi rispetto all’universo delle imprese italiane e risultano maggiormente concentrate nel settore del commercio all’ingrosso.

La costruzione di un indicatore sintetico

Attraverso lo studio è stata colmata la lacuna concernente gli studi in dottrina riguardanti le imprese filtro ma, soprattutto, sono stati individuati dei red flags e un primo innovativo indicatore sintetico utilizzabili, entrambi, per individuare agilmente tale tipologia di impresa.

Tali strumenti, affiancati ad altri elementi oggettivi e soggettivi di anomalia, possono sicuramente fornire un valido supporto sulle valutazioni per l’inoltro delle SOS alla UIF.

L’indicatore sintetico è stato costruito sulla base di quattro elementi variabili che sono gli elementi chiave da analizzare nell’individuazione delle imprese filtro:

  • il valore aggiunto operativo;
  • l’incidenza del capitale circolante;
  • la segnalazione nella Centrale dei Rischi; e
  • la produttività.

I valori di tali elementi vengono sommati utilizzando quale “peso” il coefficiente ottenuto da una regressione logistica, ovvero una tecnica statistica utilizzata principalmente per modelli predittivi in cui la variabile dipendente è categorica. Si tratta di un tipo di regressione utilizzato per stimare la probabilità che un evento si verifichi, basandosi su una o più variabili indipendenti (in questo caso i quattro elementi).

La somma ottenuta viene quindi confrontata con un valore di riferimento che viene determinato valutando la sensibilità e la specificità del test diagnostico.  

Se la somma delle componenti supera quindi questo valore “critico” allora si potrebbe essere in presenza di un’impresa buffer.

I risultati

Come risultato finale, attraverso la procedura sinora prospettata, è stato possibile individuare correttamente circa il 76% delle 39 imprese filtro presenti nel campione analizzato e circa il 68% delle 370 imprese non filtro incluse nel campione di controllo.

In conclusione, l’indicatore proposto nell’ultimo studio UIF è bene utilizzabile come strumento di analisi e verifica di primo livello assieme ad altri indicatori. In tal modo è possibile confermare o meno la presenza di un sospetto concreto e/o fondato di un’impresa buffer e determinare se opportuno o meno procedere con una segnalazione SOS alla UIF.

Fonte: Quaderno UIF maggio 2025 n. 28



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